domenica 8 giugno 2008

Cara amica mia

Per la prima volta, forse, da quando ci conosciamo, ti scrivo non utilizzando la carta e la penna. Forse perché ho bisogno dell'immediatezza che solo la rete sa darmi, ho scelto, solo per questa volta, di tradire il nostro patto fatto di carta, inchiostro e ceralacca.

Ho letto le tue righe, dirette e precise come solo tu le sai comporre. Come una poesia triste, stavolta, tanto triste che mi hanno fatto male al cuore. Perché conosco questi tuoi momenti e perché capisco la sensazione di sprofondare nelle sabbie mobili. Ti racconto una storia di una persona che conosciamo bene, senza alcuna pretesa e uso il mio blog, perché il nome, l'Araba fenice, ti sia di buon auspicio.

La storia è di una persona, sempre in cerca di se stessa. Sempre in cammino, per capire dove andare e, soprattutto, cosa essere. Questa persona più volte in vita sua imbocca strade sbagliate, torna indietro e riparte, scegliendone di nuove. Intanto gli anni passano, arrivano traguardi importanti e tempi di scelte forti. E come accade spesso, le soddisfazioni si bilanciano con i sacrifici. E allora inizia una nuova vita, lontana, per costruire un pezzetto di futuro. Ma insieme con essa, arrivano le lacrime, le stesse che tu conosci ora bene. Arrivano perché all'improvviso, anche se hai tutto, senti di non avere niente, di non essere niente. Hai bisogno di altro, perché sembra che il cammino si sia fermato e che la strada sia senza via d'uscita. "Niente di quello che faccio o dico parla più di me. Vago come un'estranea ai miei stessi occhi", scrivi tu. Anche in questa storia la sensazione di smarrimento è la stessa. Ma, per il protagonista di questa storia, il vagare è stato l'ultimo stadio del buio. Perché si rende conto che così avanti non si può andare. Lo stesso coraggio che ha avuto per scegliere di cambiare, serve ora, per girare pagina di nuovo. Ce ne vuole tanto, ma il vento del cambiamento è più forte della resistenza umana. E gira la pagina. Le pagine vecchie restano dove stanno, perché fanno parte del suo passato. Quella nuova, bianca e pulita, è stata messa lì solo per questa persona. L'unico inchiostro che la può rempire è il suo. Allora inizia la vita nuova, fuori dall'odio per quello che si è stati, lontani dalle sabbie mobili.

Con tutto l'affetto che ci lega.

2 commenti:

Sylvie Malaussène ha detto...

Anche nel momento più buio, finché riuscirò a scriverti, non mi sentirò mai persa del tutto!

Sylvie Malaussène ha detto...

Ti regalo una delle mie canzoni...

Perdonami
per questa voce, disfatta
dal fumo e dalla fatica e per questa
attitudine decadente.

Perdonami
per questo aspetto, dimesso
ed in triste abbandono. Il passare del tempo
concederà saggezza e buon senso.

La mia rivoluzione è pioggia
sul bagnato, un castello di sabbia
e non lascerà
né infamia, né lode…

Perdonami
se non traggo beneficio dal dubbio
e dai vili silenzi. Il passare del tempo
restituirà onore al vero.

La mia rivoluzione è pioggia
sul bagnato, un castello di sabbia
e non lascerà
né infamia, né lode…

La mia rivoluzione sembra già
lotta contro mulini a vento,
e non porterà
medaglie al valore…

La mia rivoluzione è pioggia
sul bagnato, un castello di sabbia
e non lascerà
né infamia, né lode…

La mia rivoluzione sembra già
lotta contro mulini a vento,
e non porterà
medaglie al valore…

C. Consoli - Mulini a vento