lunedì 28 gennaio 2008

Le scale

Figliolo ti dirò una cosa: la vita per me non è stata una scala di cristallo.
Ho avuto chiodi e schegge e tavole sconnesse, e tratti senza tappeto:nudi.

Ma sempre continuavo a salire, raggiungevo un pianerottolo, svoltavo un angolo, e certe volte entravo nel buio dove non c'era luce.

Perciò, figliolo, non tornare indietro, non fermarti sugli scalini perché ti è faticosa l'ascesa.

Non cadere, adesso; perché io continuo a salire, amore, ancora mi arrampico, e la vita per me non è stata una scala di cristallo.

L.J.HUGHES
Questa poesia l'ha dedicata Sisotto alla sua mamma, la signora Pina. Oggi, senza volerlo, ho aperto il suo blog e l'ho letta. Allora l'ho presa in prestito. Una bella metafora, per noi moderni.


mercoledì 23 gennaio 2008

I poveri raddrizzano le strade

Ieri sera sono stata con la Comunità di Sant'Egidio alla stazione Termini, dove un gruppo di volontari distribuisce panini, tè caldo e frutta ai senza tetto, anzi, come mi ha spiegato Tonino Sammarone, il responsabile del servizio, agli "amici della strada". I vigilantes non li fanno stare dentro la stazione, e allora queste signore, ragazzi e ragazze, con le buste in mano aspettano che i loro amici della strada li raggiungano al margine di Termini. Un saluto, specie a chi ormai è un vero e proprio abituale, una parola tra un panino con la carne e un bicchiere di tè. E poi una coperta, perché la notte è fredda. E perché a Roma si muore ancora per la strada, come è successo all'inizio dell'anno. Sono tornata a casa e non riuscivo a districare il groviglio che avevo nel cuore. Ma soprattutto, ero sollevata. Dal fatto che i poveri, gli "amici della strada" erano riuciti a raddrizzare una giornata nata male. E dal fatto che sono ancora capace di farmi raddrizzare la strada da loro.

domenica 13 gennaio 2008

Domenica pomeriggio dalla mia finestra

Questo è quello che si vede dalla finestra della mia stanza, in una domenica pomeriggio di lavoro. Il cielo oggi mi piace, perché è il cielo dei giorni freddissimi. Anche se amo il caldo, questa tramontana mi piace, toglie l'umidità e lascia l'aria pulita. Si vedeva bene il mare, così come ho potuto vedere bene le montagne innevate. E Nemi sembrava un piccolo presepe, tutta imbiancata. Di sole ce n'è poco e di solito è quello che mi mette di buonumore. Ma in questi giorni sono ugualmente serena, anche se è piovuto tanto e il cielo è stato sempre grigio. Per essere serena, mi bastano un paio di occhi da guardare.

venerdì 11 gennaio 2008

Senza titolo (e senza parole)

E' un po' che non lascio un post. Sono state feste lavorative, piene e anche un po' funeste. Ma sono passate.
L'altro giorno, mercoledì per l'esattezza, sono andata al San Gallicano, uno degli ospedali storici della Capitale (dovesse passare un sardo per il mio blog...) dove esiste da 25 anni un centro che si occupa delle malattie legate alla povertà. Diretto da Aldo Morrone, l'istituto è diventato centro d'eccellenza, riconosciuto dall'organizzazione mondiale della sanità, con tanto di complimenti del presidente della Repubblica e l'appoggio del ministro Livia Turco. E' stato un bel riconoscimento, per la nostra sanità (specie quella laziale) che spesso tanto eccellente proprio non è. In quel centro c'ero già stata un paio di mesi fa, durante una delle Carovane degli invisibili organizzata da Peppe Mariani (presidente della commissione Lavoro alla Regione Lazio) con il quale ho potuto visitare gli angoli più nascosti e bui della città. In quell'occasione, Morrone ci raccontò la storia del centro, passeggiando tra i corridoi dove i senza tetto, i poverissimi, i malati di mente aspettavano di essere curati. Lì si occupano anche di vittime delle torture e delle donne che escono dal giro della prostituzione. Un bell'esempio, soprattutto perché si tratta di un servizio fatto nell'ombra, senza tanti fondi né mezzi, ma fatto con passione e con tanta dedizione per il prossimo, specie se ultimo della fila.
Martedì prossimo seguirò i volontari di Sant'Egidio nel loro giro notturno tra i barboni, i senza tetto. Magari lascerò un resoconto nel blog. Mi piace poter aprire gli occhi su quello che in realtà vedo tutti i giorni: il volto "invisibile" di una città tanto bella quanto difficile.
PS: la foto racconta del tradizionale pranzo di Natale offerto dalla Comunità di Sant'Egidio, a Trastevere. Quest'anno ci sono andati in diecimila...

martedì 1 gennaio 2008

Buon 2008

Volevo mettere una foto, una di quelle dei festeggiamenti nelle piazze. Sfogliandole, ho visto le piazze vuote di Torino, dove è stato tutto annullato dopo la morte del settimo operaio della Thyssenkrupp. Una brutta fine di anno, per tutti. Specie per chi non ha più un marito, padre, fidanzato, figlio, morto arso dal fuoco mentre lavorava. O per chi, durante l'anno, è rimasto per terra ai piedi di un ponteggio nei tanti cantieri italiani. 1.047 morti sul lavoro in 365 giorni. Anche chi come me non è bravo con i numeri capisce che sono tanti, troppi.
Se dovessi preparare un bagaglio di cose da portare dall'anno vecchio nel 2008, le morti bianche le metterei per prima cosa, per non dimenticare chi muore nei cantieri, nelle fabbriche per mille euro al mese e lascia bambini senza padre e mogli senza marito.

Poi, ci metto la mia famiglia, un po' rumorosa ma indispensabile. Ci metto Valerio, perché da quando è arrivato, non posso proprio farne a meno. E senza di lui non posso andare tanto lontano. Ci metto i miei amici, perché senza di loro questo anno difficile non sarebbe passato così. Ci metto l'estate burrascosa, il vento, la Puglia e il mare di Torre dell'Orso. Gli occhi e gli abbracci di Sara e Leyla. Ci metto Rossella, Nino (e pure Spino) e loro sanno perché, le parole sarebbero superflue. Ci metto Denise, perché lavorare qui, senza di lei non sarebbe così divertente e stimolante. Ci metto Silvia (i nostri diari condivisi...) e Veronica (il suo coraggio, roba da pochi eletti...). Ci metto Domenico, lontano ma vicino come pochi. Ci metto l'Australosisotto (un amico di quelli che tutti dovrebbero avere). Ci metto New York, il viaggio della svolta. Ci metto l'8 dicembre. E tutte le emozioni che mi hanno fatto battere il cuore, gli occhi che ho incrociato e i cieli azzurri che mi sono goduta a Roma. Ci metto i miei colleghi, con i quali ho condiviso un anno difficile. Ci metto un giornale che ha resistito alla tempesta, e un nuovo direttore che è appena arrivato. E tutti quelli che hanno camminato con me. Chiudo lo zaino.

Perché per i post-moderni, per chi non ha coraggio, per chi pensa solo a seminare disprezzo e cattivi sentimenti, per chi non ha capito niente di me, per chi pensava di aver capito tutto, per chi pensa sempre di avere una soluzione ai problemi del mondo, per tutti questi, nel mio zaino 2008 posto non ce n'è.
Buon anno allora, e "pace in terra agli uomini di buona volontà".