domenica 25 maggio 2008

Vivere e saper vivere

C'è una differenza tra il vivere e il saper vivere.

Inizio dalla seconda. Saper vivere, da quanto vedo, è capire come va il mondo, interpetarlo e comportarsi di conseguenza. Chi sa vivere, non si cura molto degli altri. Non ha tempo. Sa però uscire a testa alta da ogni situazione, anche da quelle ostili a se stessi. Si sa districare con maestria, non ha sensi di colpa, né si cura di mettere amore in quello che fa. L'importante è saper vivere, trovare una collocazione. Tanto poi, a mantenerla ci pensa il menefreghismo acuto di cui i sapienti del vivere sono impastati.

Vivere è uguale a ricercare. E, in un certo senso, a non arrivare mai. Perché chi cerca, sempre e comunque, lo fa per migliorarsi, perché si guarda allo specchio e capisce che così non va. Bisogna crescere. E allora vai con i sensi di colpa, le angosce per ogni ostacolo (o presunto tale), la paura di non farcela, di doversi giustificare. In questa categoria, gli esseri umani hanno una caratteristica di rilievo: pensano troppo. Quel cervello sempre in funzione, pieno di pensieri, opere e omissioni. Che gira, gira, gira...senza fermarsi mai. Nemmeno quando apri gli occhi la mattina e pensi già a ciò che ti aspetti.

Il dubbio che ho è questo: chi vive meglio? I sapienti o i ricercatori?
Io che sapiente non sono e che, ringraziando Dio, conosco più ricercatori, posso dire che forse vivono meglio loro. Ma la differenza tra noi e loro è la qualità. Noi siamo gente di sostanza, che guarda dentro le cose. Diciamo che guarda sempre dentro: ai fatti, alle persone, ai luoghi. E gli sguardi finiscono le grande calderone della ricerca: elementi utili a delineare le belle persone che siamo.


Ps: è un post un po' autereferenziale e chiedo venia. Ma ultimamente i sapienti mi hanno un po' rotto le scatole. Così come i rovinavite.

2 commenti:

ofelia ha detto...

cara marta...ringrazio le tue parole e i tuoi pensieri....mi sollevano e mi fanno continuare...

Sylvie Malaussène ha detto...

"Allora capii - dice Socrate - che veramente io ero il più sapiente perché ero l'unico a sapere di non sapere, a sapere di essere ignorante" In seguito quegli uomini, che erano coloro che governavano la città, messi di fronte alla loro pochezza presero ad odiare Socrate.

Platone, Apologia

;)