lunedì 4 maggio 2009

Storie di ordinaria inciviltà

Una sera qualunque, in un ristorante della via Tuscolana. E' sera tarda, quasi mezzanotte. Siamo rimasti in pochi, noi tre paghiamo e mentre aspettiamo il resto entra un uomo. Zoppica vistosamente, tanto che si deve appoggiare alla porta del locale. Chiede di fare una chiamata, ma il cameriere prima e il proprietario poi lo allontanano dicendo: "Il telefono non chiama, riceve solo". Noi lì per lì non capiamo, ma usciamo e troviamo l'uomo steso a terra con due ragazzi che stanno chiamando il 118 perché sta male, è ubriaco ed evidentemente ha problemi. Aspettiamo che arrivi l'ambulanza, lo caricano e lo portano via. Salutiamo i due ragazzi e ci allontaniamo. Però poi rientriamo nel locale, dicendo al proprietario che è stato un incivile. Che l'uomo stava male e bastava fare una chiamata al 113, al 112, al 118, insomma a chi gli pare. Lui risponde che ogni giorno gli entrano delinquenti, rapinatori, gente che chiede soldi. A nulla sono servite le nostre proteste: ci ha liquidati con due parole, a mezza bocca. Siamo usciti amareggiati, perché l'inciviltà fa male a tutti. Gli abbiamo detto che vorremmo vedere lui nella situazione di quell'uomo: avere bisogno di aiuto e trovarsi soli in strada senza un cane che chiami qualcuno. Non ci ha nemmeno guardati, ha continuato a fare i suoi conti.

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