domenica 2 novembre 2008

L'uomo che amava le donne

Ho "incontrato" Stieg Larsson un paio di mesi fa. In poco più di due settimane ho letto Uomini che odiano le donne e La ragazza che giocava con il fuoco, 1.430 pagine in tutto. Ora aspetto il 14 gennaio del prossimo anno, giorno in cui uscirà il terzo volume della trilogia Millennium.

Larsson è un giornalista svedese, fondatore della rivista di denuncia Expo, morto d'infarto nel 2004. Ha fatto in tempo a scrivere la trilogia, nel suo computer sono rimaste 200 pagine del IV volume che però nessuno leggerà mai. Mi è piaciuto subito, siamo andati d'accordo perché la bella scrittura mi piace. Pulita, lineare, asciutta, senza fronzoli. Mattoni che a vederli fanno paura ma che si leggono piacevolmente. Una storia avvincente, costruita bene, molto realistica.

Oggi ho letto l'intervista alla sua compagna, architetto di 54 anni con la quale ha vissuto a Stoccolma. Si sono conosciuti nel 1972, manifestando contro la guerra in Vietnam. E non si sono più lasciati. La giornalista le chiede perché non si siano mai sposati. Lei le risponde mostrandole i due anelli che avevano comprato ma che non sono mai serviti perché quando avevano deciso di sposarsi, Grenada fu invasa dagli Usa e loro da attivisti erano troppo impegnati per il matrimonio. La giornalista scrive che durante l'intervista, Eva Grabielsson ha spesso gli occhi lucidi.

Dice Eva: "Quando Stieg è morto, il 9 novembre del 2004, boom!, ho perso di colpo la capacità di leggere. Seguivo riga per riga con un dito, pronunciavo la parola ad alta voce, come un bambino, alla fine ... Non sapevo cosa avessi letto. [...] Non riuscivo a mangiare, a dormire in modo normale e comunque non nel letto, mi sdraiavo per terra. Non in camera, ma davanti alla porta [...]. Non festeggio l'anniversario del giorno in cui è morto. Festeggio quello in cui è nato. Io sono come Golia contro il gigante. Ho perso ma credo di aver vinto. Ho avuto l'eredità più bella, la nostra vita insieme. Sono cresciuta grazie a lui [...]. Oggi è difficile che le persone la vedano così e a me dispiace: avanzano nell'esistenza come ciechi".

Mi ha fatto tenerezza leggere queste righe, il racconto di chi che ha perso l'amore della sua vita, quello che ti cambia, con il quale cresci. E questo le ha fatto superare i contrasti con la famiglia di lui, l'umiliazione di sentirsi un'estranea davanti allo Stato solo perché non era sposata.
Lo ha perso e ha smesso di leggere, di contare, di mangiare. Mi ha commosso entrare nel dolore di una donna amata da un uomo che amava le donne.

2 commenti:

Andrea Pancotti ha detto...

poi mi spieghi che significa "scrittura asciutta" :-)

Marta ha detto...

Asciutta, con una costruzione semplice: soggetto-verbo-complemento, senza frasi a effetto, lineare e senza tanti avverbi che appesantiscono il periodo e quindi la lettura.