mercoledì 17 ottobre 2007

Dopo tanto tempo

Quando uno decide di mettere in piedi un blog, dovrebbe averne cura, aggiornarlo, riempirlo di cose, di foto e voci. Io per mlto tempo ho un po' abbandonato la mia araba fenice, pur lasciando, come ultima mia traccia, un post molto bello. Ma è il caso di riprendere a scrivere, a pensare a pubblicare.
E ricomincio con un piccolo testo di un mio caro amico, scritto per la morte di Luciana Frassati Gawronska, figlia di Alfredo - il fondatore de La Stampa - sorella del beato Pier Giorgio e madre del giornalista Jas Gawronsky. E' morta a 105 anni ed è stata testimone di un secolo intero. Il Novecento, un periodo di grandi trasformazioni e di grandi avvenimenti. Lei ha avuto un osservatorio speciale per guardare tutto questo, per capirlo, scriverlo (ha pubblicato diversi libri) e raccontarlo agli altri. Io l'ho conosciuta solo come sorella di Pier Giorgio, beatificato da Giovanni Paolo II e morto a 24 anni di poliomelite fulminante: gli anni che ha vissuto li ha dedicati ai poveri, agli ultimi. La sorella, negli anni, ha raccolto molto della vita del fratello, mettendolo assieme in alcuni bei volumi.
Domenico, che ha avuto il privilegio di incontrare Luciana Frassati Gawronska, la descrive con queste bellissime parole.

"A casa sua c'era nata La Stampa. E ci si sentiva addosso tutta la grandezza del senatore Alfredo Frassati ad entrare nel palazzo torinese di piazza Solferino dove Luciana Frassati viveva. Ti accompagnavano per le stanze dagli alti soffitti il gusto e l'arte della madre, Adelaide. Sopra tutto, sentivi ancora vivo il ricordo di suo fratello. Pier Giorgio che in casa era considerato un po' pigro. Pier Giorgio morto a 24 anni. Pier Giorgio che lei, Luciana, aveva iniziato a conoscere davvero solo quando, il giorno dei funerali, dalla finestra una fila interminabile di persone dirette verso la chiesa della Crocetta cominciava a raccontare la sua santità. Pier Giorgio al quale lei, Luciana, aveva dedicato tanta parte della sua vita. Ore, giorni, pagine forse sottratti al suo amore per la poesia e spesi per raccontare al mondo chi era suo fratello. Era bello sentirla parlare di lui. E se anche la sua memoria ogni tanto le giocava qualche scherzo, in lei ogni volta rivivevano le gesta della Compagnia dei tipi loschi, le difficoltà di uno studio in cui zoppicavano entrambi, la passione per la montagna, una spiritualità incarnata davvero. Riviveva con le parole, con gli sguardi, magari mentre giocava con un fermaglio, tutto quello che aveva raccontato per iscritto, in quei libri tradotti in chissà quante lingue. E ti sorprendevi a immaginare che da un momento all'altro da quella porta avrebbe fatto capolino il buon Pier Giorgio".

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