venerdì 21 settembre 2007

Fermare il tempo

Certe volte, pensavo l'altra mattina mentre attraversavo a piedi via della Conciliazione, mi verrebbe voglia di fermare il tempo. Lasciarlo lì, per sempre, magari come in questo bello scatto. Sarebbe impossibile, per carità. Ma guardando questa foto, mi è tornato in mente quel pensiero. La sera in cui è stata scattata avrei voluto fermare il tempo. Mi guardavo intorno e mi sentivo serena. Ecco perché avrei voluto fermare l'orologio. Perché così avrei visto Stefano un po' più spesso, avrei evitato il rischio di non riconoscere Jasmine, dato che non ci vedevamo da due anni. O avrei potuto guardare Tommaso dal vivo, invece che vederlo far capolino col registratore dietro Prodi o Berlusconi nei tg. Avrei potuto vederci sempre così, belli, sorridenti, sereni. Non è possibile, ma in fondo non fa nulla. Io, tutti loro, ce li ho in carne e ossa, che forse è pure meglio. Ora che sono qua, li posso chiamare, cercare, vedere, quando voglio e dove voglio. Non mi viene più la nostalgia, nel pensarci distanti. Non lo siamo più. E, soprattutto, sono felice che adesso, finalmente, rivedo il sorriso sulla bocca di tutti. E' stato un anno duro, pesante, tragico per alcuni di noi. Almeno per ora, pare che le cose stiano tornando al loro posto, piano piano. Perché se in fotografia sembriamo un gruppo di persone veramente ok, dal vivo lo siamo ancora di più.

giovedì 13 settembre 2007

Gaia, Cribari e quelli tosti


Ieri Gaia sembrava la sorella di Cribari, più che la mia. Si è operata al naso martedì, e ieri, insieme con il suo bel nasetto nuovo aveva anche due occhi gonfi e viola, come il nostro Sanchez Emilson Cribari con i suoi chiodi e le sue placche in faccia. Perché, per chi non lo sapesse, Cribari si porta dietro un bel souvenir dal preliminare di Champions contro i rumeni della Dinamo Bucarest, quando è sceso in campo, nella gara di ritorno, dopo undici giorni dall'intevento per ricomporre la frattura scomposta pluriframmentaria della mascella, dello zigomo e del pavimento oculare. Quando ieri mattina l'ho vista nel suo letto con il volto tumefatto, ho pensato al nostro stopper e le ho detto: quando esci, gli chiediamo se ti presta la mascherina. Lei ha riso, ma poco, perché mica poteva aprire gli occhi. Non ce la faceva a camminare, a stare in piedi. Stamattina, l'ho trovata seduta sul letto che leggeva Vanity Fair. Gli occhi meno gonfi, il suo nasetto nuovo sfoggiato come un trofeo di guerra (è ancora fasciato, ma si vede che è venuto bene), se ne stava lì, ad aspettare che le dicessero di andare a casa. Per questo, guardandola mi è venuto in mente Cribari con la sua mascherina e le sue viti che tengono ferme le placche nel viso, mentre corre su e giù per il campo. Due tipi tosti, insomma...
P.S.. Oggi è il compleanno di Leyla, e pure di Giampaolo...tanti auguri a tutti e due.

lunedì 10 settembre 2007

I fischi da lontano

Ora che è sera, riesco a trovare un po' di tempo per scrivere, per aggiungere pensieri al mio blog. E' sera e dalla finestra entra l'aria fresca che segna la fine dell'estate. Bella questa estate, come un'altalena, che mi ha spinto su e giù per l'Italia, fino a farmi fermare a Roma. Insomma, questo vento nuovo continua a soffiare, soprattutto ora che è iniziato un nuovo corso. Ha ragione Siso, prima di fare un fischio, bisogna imparare a fischiare (se non capirete questa frase, non me ne vogliate: chi ha orecchi per intender, intenda. Ogni tanto, il mio Australosisotto me lo devo coccolare. E grazie, Siso per la poesia. Sei un genio). Buon inizio di questo splendido autunno romano.