Questa volta, chissà. Dal 1°ottobre i giornalisti di E Polis sono in cassaintegrazione, fino a quando non si sa. Recupereremo stipendi arretrati, competenze in sospeso. Ma non recupereremo il giornale: quello che era non sarà più. Tutti ci auguriamo che E Polis torni, e quando lo farà sarà diverso, forse non saremo più tutti figli dello stesso padre, non sentiremo più quella fratellanza che univa veneti a romani, napoletani a friulani, sardi a piemontesi, lombardi a pugliesi, passando per Bologna e Firenze. Penso sempre a chi sta peggio, a chi non prende la cassaintegrazione o a chi ha perso il lavoro e non ha più alcuna speranza per il futuro: ma noi chiedevamo di fare il nostro mestiere, di avere delle pagine da riempire. Tutto qua.
domenica 26 settembre 2010
I momenti che tornano, quelli che non ci saranno più
Ho iniziato a scrivere questo blog nell'estate del 2007, nel pieno della crisi (la prima) del mio giornale. Un'estate calda, in redazione a presidiare quel giornale che avevamo partorito pochi mesi prima, a resistere per evitare di farci portare via il lavoro. Quella volta ce l'abbiamo fatta.
lunedì 8 febbraio 2010
No. Non ci sto.
Non ci sto che la Lazio vada in serie B. Non ci sto. Perché un presidente che vuole "moralizzare" il calcio ma che ci sta gettando nella fossa non può accartocciare 110 anni di storia. Eh no. Che si metta da parte, faccia quel che vuole. Ma non ci rimandi all'inferno.
domenica 7 febbraio 2010
Morgan e Sanremo. E anche Gramellini
In Italia, per chi non se ne fosse accorto, il problema maggiore è la presenza o meno di Morgan al Festival di Sanremo. Ma a noi che ce ne frega di Morgan? Per carità, ha la massima solidarietà umana, ma poi, se va o no al Festival non cambia la vita di alcun italiano. E poi dico. Ma se non può andare a Sanremo (come dice il grandissimo Gramellini) perché lo invitano a Porta a Porta?
venerdì 15 gennaio 2010
I cocci
All'improvviso, i cocci intorno.
Rimandi ancora, quello che vorresti adesso. Le idee, i progetti e i sogni. Rimandi ma non cancelli. Perché i cocci si ricompongono e magari il vaso torna anche più bello di prima.
Rimandi ancora, quello che vorresti adesso. Le idee, i progetti e i sogni. Rimandi ma non cancelli. Perché i cocci si ricompongono e magari il vaso torna anche più bello di prima.
mercoledì 6 gennaio 2010
giovedì 24 dicembre 2009
Natale 2009
Mi ricordo di quando ero piccola, quando il Natale lo aspettavi dalla fine di novembre. Quando Natale voleva dire vacanze da scuola, l'attesa per la notte con i regali, la Messa a mezzanotte e la festa che dura due settimane. Mi ricordo l'emozione che aumentava al tramonto, quando l'aria era fredda ma addolcita dall'odore di fritto e dolce che usciva da ogni casa.
E oggi, anche se sono cresciuta, Natale è sempre emozionante. Per le luci, per l'attesa, per lo stare insieme, per la gioia di fare i regali e anche di riceverne. Per la speranza che l'anno nuovo sia migliore di quello che vecchio e che porti cambiamenti veri, radicali.
Buon Natale a tutti, ma proprio tutti. A chi ha un lavoro e chi lo ha perso, ha chi passerà le feste sul tetto di una fabbrica per protesta, a chi ama il Natale e anche a chi non lo ama. Tanti auguri a chi ha ancora voglia di sperare che le cose andranno meglio, a chi si prodiga perché veramente qualcosa cambi. Auguri a chi sta male, perché il Natale è il momento della speranza. Auguri a chi è appena arrivato in questo mondo, perché anche loro piccoli oggi ma grandi domani possano fare qualcosa di buono per tutti.
Maranathà.
E oggi, anche se sono cresciuta, Natale è sempre emozionante. Per le luci, per l'attesa, per lo stare insieme, per la gioia di fare i regali e anche di riceverne. Per la speranza che l'anno nuovo sia migliore di quello che vecchio e che porti cambiamenti veri, radicali.
Buon Natale a tutti, ma proprio tutti. A chi ha un lavoro e chi lo ha perso, ha chi passerà le feste sul tetto di una fabbrica per protesta, a chi ama il Natale e anche a chi non lo ama. Tanti auguri a chi ha ancora voglia di sperare che le cose andranno meglio, a chi si prodiga perché veramente qualcosa cambi. Auguri a chi sta male, perché il Natale è il momento della speranza. Auguri a chi è appena arrivato in questo mondo, perché anche loro piccoli oggi ma grandi domani possano fare qualcosa di buono per tutti.
Maranathà.
domenica 29 novembre 2009
Giacomino (Leopardi) ci sta sempre bene
Il sabato del villaggio
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni dell'età più bella
già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giù da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo
poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni dell'età più bella
già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giù da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo
poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
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